mercoledì 30 luglio 2008

L'unico vino che non fa cantare..ma miagolare!


Hello Kitty è una simpatica gattina, nonchè il più noto personaggio dell’azienda giapponese Sanrio che produce gadget, caratterizzata da un fiocco rosso o a volte da un fiore a cinque petali sull’orecchio sinistro.
Fu creata a Tokyo nel 1974, con il nome di “Kitty White” ispirato dal libro “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Carroll; l’appellativo Hello Kitty deriva dalla traduzione maccheronica del nome della principale fonte di ispirazione: Maneki Neko il gatto del benvenuto, in inglese appunto ‘Welcoming Cat’.
Il suo merchandising attualmente è più che variegato (borse, portachiavi, peluches, biglietti da visita, etc.). Il successo è legato al fatto che non piace solo alle bambine o alle ragazze, ma esiste tutto un popolo di donne ultratrentenni che stravede per lei !

Dunque, anche il mondo del vino non è stato a guardare...ed è nato il vino griffato Hello Kitty!
La bottiglia oserei dire è piuttosto kitsh, ma ho più di qualche amica che la troverebbe irresistibile!

venerdì 25 luglio 2008

I Musica Nuda


Alcune sere fà ho avuto l'occasione di ascoltare un concerto dei Musica Nuda: meravigliosi!!

Cosa c'entra questo con il vino??...nulla, assolutamente nulla! Avevo solo voglia di raccontarlo e mi auguro tanto di fare una scoperta così emozionante molto presto anche nel mondo del vino.




giovedì 24 luglio 2008

La reginetta sassone del vino


In Germania la produzione vinicola è promossa spesso attraverso particolari eventi come quello dell’elezione annuale della “reginetta del vino”. La reginetta in carica viene dalla Sassonia, una regione vinicola molto particolare, e si chiama Evelyn Schmidt.
Riporto qui uno stralcio dell'intervista alla bella Evelyn realizzata da Claudia Wuensch Communication.

In qualità di reginetta del vino tedesca in carica, ci puó spiegare il significato di questo particolare riconoscimento e quali sono i suoi compiti?
La reginetta del vino é l’ambasciatrice della tradizione vinicola tedesca, ma anche della moderna cultura del vino ed il suo compito é quello di creare entusiasmo e promuovere quest'arte. Questo riconoscimento vanta già un lunga tradizione. Dal 1950 infatti, il mese di ottobre si tiene il concorso che elegge la reginetta del vino. Le candidate devono dimostrare una particolare affinità con il vino tedesco, anche dal punto di vista della formazione scolastica e professionale, ed avere già familiarità ed esperienza con l’argomento. Ciascuna delle 13 regioni vinicole della Germania presenta la propria candidata. Una giuria di 80 persone scelte tra viticoltori, uomini di spettacolo e politici elegge la reginetta ed il concorso viene trasmesso dal vivo alla TV.

Lei è sassone, potrebbe dirci qualcosa di più su questa regione vinicola della Germania e perchè è così speciale?
La Sassonia è la mia regione ed è la terra che amo. L’antichissima tradizione vinicola della Sassonia risale ad 850 anni fa ed é profondamente radicata nella società e nella cultura della zona. L'affascinante valle dell'Elba é per il suo territorio, la cultura ed il clima un posto davvero unico in Germania. Su una superficie di circa 470 ettari crescono le viti della Sassonia. La bellissima "strada del vino sassone" va da Pirna, passando per Dresda e Meissen fino a Diesbar-Seußlitz. Solo una bottiglia di vino su 500 in Germania viene dalla Sassonia, dunque davvero una raritá.

Quali vini sassoni ci consiglia?
In Sassonia esistono 35 tipi diversi di viti. Tutte danno vita a vini davvero unici per qualitá, sapore ed aroma. Volendo citare alcuni tra i piú rinomati abbiamo il Burgunder bianco e grigio, il Riesling ed il Traminer. Oltre l’80% del vino prodotto é bianco. Il Burgunder ha forza ed eleganza, mentre il Riesling ha un sapore minerale ma caldo. Il Traminer sassone é un vino molto prezioso ed era molto amato alla corte dei re sassoni. Vi consiglio vivamente di assaggiare il Goldriesling, che é una vera specialitá della Sassonia. È un vino leggero e frizzante, molto estivo ed é una vera raritá trovarlo, le sue viti infatti crescono solo nella Valle dell’Elba.

C’é ancora qualcosa che possiamo sapere sul tema del vino in Sassonia (feste, tradizioni etc.)?
Vale la pena visitare questa regione per un tour alla scoperta delle numerose enoteche, dei ristoranti e delle aziende vinicole. Un bel modo per conoscere la tradizione vinicola della Sassonia é fare un giro sui battelli a vapore oppure in bicicletta lungo la strada ciclabile dell’Elba oppure infine una passeggiata tra i vigneti lungo i sentieri. Gli amanti delle escursioni, del jogging e dello sport in generale non dovrebbero perdersi la corsa della valle dell’Elba che si tiene ad ottobre, mentre gli amanti della buona cucina possono semplicemente godersi l’ampia scelta di specialità e ristoranti della regione. Molto amato é il quartiere di Radebeul, che si chiama Altkötzschenbroda, dove si possono trovare diversi ristoranti ed un flair molto particolare. Qui si tiene ogni anno la festa del vino in autunno. Gli ultimi giorni di agosto inoltre tutte le aziende vinicole aprono le porte ai visitatori.

Le possiamo chiedere cosa fa nella vita privata?
Anche se la passione per il vino occupa gran parte delle mie giornate mi piace passare del tempo con la mia famiglia, per fare delle passeggiate e delle escursioni in natura. Amo il fitness, lo yoga ed il beach-volley e sono un’assidua lettrice. Mi piace la buona tavola e nella mia vita vorrei viaggiare tanto. Sono curiosa e voglio scoprire gli altri paesi e le loro culture, ed imparare lingue.

giovedì 17 luglio 2008

Se in vacanza ci si annoia...


"Ecco il problema di chi beve, pensai versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa".
(Bukowsky)

mercoledì 16 luglio 2008

Miglior sommelier Abruzzo - Molise



In occasione della degustazione di vini Franciacorta tenutasi lunedì 14 luglio a Francavilla al Mare (CH), ho avuto modo di apprezzare la bravura della molisana Celeste Di Lizio che ha sfiorato la vittoria al concorso “Miglior sommelier Abruzzo e Molise”. Unica donna a partecipare, ha continuato a sottolineare la bravura dei sommelier molisani, poichè il campione uscente era il sangiacomese Rudy Rinaldi, sommelier Professionista nonchè marito di Celeste.

Il commento della bravissima Celeste è stato: "Il secondo posto è un piazzamento di prestigio che mi sprona a continuare nello studio della materia vino. Il Molise sempre di più si sta facendo notare per la qualità della sua produzione enologica e noi sommelier molisani dobbiamo essere i messaggeri di questa crescita".

martedì 15 luglio 2008

I sentori del vino - prima parte


Nel corso dei miei studi come aspirante sommelier, uno degli argomenti che più mi ha incuriosita è stato quello relativo ai profumi del vino. Riporto una breve descrizione dei sentori che possiamo percepire e dei relativi vitigni che possono originarli.

Chardonnay: a seconda della zona dà sfumature di ananas e banana, melone e pesca, pietra focaia e silice. Nella sua buccia sono presenti composti vanillici che danno al vino sfumaure di spezie dolci anche senza un passaggio in legno.
Prosecco: conferisce sentori di pera e fiori freschissimi.
Riesling: è facilmente riconoscibile grazie ai profumi di Idrocarburi (Cherosene) dopo affinamento in bottiglia (in Alsazia), mentre in altri territori presenta sfumature fruttate e vegetali, con accenti di susina, pesca, erbe aromatiche, lime e altri agrumi.
Sauvignon Blanc: regala sfumature vegetali di Bosso, foglia di pomodoro, ortica, asparago, accenti minerali di pietra focaia e polvere da sparo (nella Valle della Loira), fruttate di pompelmo, lime, frutto della passione, mango o papaia, fiori di sambuco.
Pinot Bianco: è un vitigno che conferisce ai vini profumi raffinati di peonia bianca, biancospino, acacia, pera e altri frutti a polpa bianca.
Muller - Thurgau: origina vini con sentori di mela, frutti a polpa bianca, fiori freschi, erba tagliata e erbe aromatiche.

I vitigni che maggiormente si distinguono per l'originalità e l'intensità del profumo sono quelli AROMATICI, cioè Moscati, Malvasie, Gewurztraminer, Brachetto.
I Moscati (bianco, giallo, rosa) conferisce sfumature di salvia, muschio, pesca bianca, note di rose e geranio. Quello di Alessandria, che fornisce i passiti per eccellenza, si caratterizza per le note di miele, uva passa, agrumi canditi, frutta sciroppata, albicocche, fichi secchi.
Il Gewurztraminer fornisce vini con sentori floreali (rosa), fruttati (litchi e altra frutta esotica), miele e spezie (cannella).
Il Brachetto origina spumanti con note di muschio e frutti di bosco.


Prosecco ex "sparkling Italian wine"


Negli Stati Uniti il Prosecco attraversa un momento d'oro: di recente infatti, proprio il termine Prosecco è entrato a far parte del Merriam – Webster’s Collegiate Dictionary, uno dei più importanti dizionari americani. Si tratta di una fortissima testimonianza del fatto che la parola è entrata nel linguaggio comune. Fino a qualche giorno fà si chiamava soltanto "sparkling Italian wine", vino italiano frizzante.

Tuttavia, secondo il Presidente del Consorzio di Tutela Franco Adami, si tratterebbe di un successo a metà, in quanto anche se sono stati premiati gli sforzi di promozione degli ultimi anni, nello stesso tempo "l’inserimento della parola prosecco come sinonimo di vino con le bollicine rischia di creare della confusione".

"Prosecco, infatti, è un vino con un’identità precisa e solo nell’area doc di Conegliano Valdobbiadene si trova l’originale, da più di tre secoli coltivato dai produttori locali, che lo hanno fatto conoscere nel mondo. Starà a noi produttori, quindi, cogliere le opportunità offerte da questa grande notizia, evitando il rischio di banalizzazione di un nome che per noi rappresenta una ricchezza territoriale".

domenica 13 luglio 2008

Esplosione di bollicine


Domani mi recherò ad una degustazione di vini Franciacorta che si terrà presso il Romantik Sporting Hotel Villa Maria a Francavilla al Mare (CH).

Non ridete...molti anni fà credevo che i vini Franciacorta non fossero proprio italiani!...
Ho poi scoperto che il nome si riferisce ai tempi di Carlo Magno e dei re Longobardi che avrebbero concesso a questa zona lo status di Corte Franca, ovvero libera dai dazi. Ma c'è pure un'altra tesi, che anticiperebbe i Vespri siciliani: i contadini si sarebbero ribellati contro le soldataglie Franche, troppo "galanti" con le loro donne, e le avrebbero scacciate, da cui Francia (ossia dominio franco) e corta (ossia breve).

La Franciacorta è una zona vocata per la produzione dello spumante metodo classico in virtù della natura dei terreni, da calcarei a calcareo-argillosi, da sottili a poco profondi. E' un territorio collinare che ha una temperatura media ideale. Tutto ciò favorisce una maturazione delle uve a basse temperature, che danno origine a vini di grande freschezza, di buona acidità, con profumi elegantissimi e sostenuti e bassa gradazione alcolica: caratteristiche fondamentali di un vino base per la rifermentazione in bottiglia.

venerdì 11 luglio 2008

Gli imprevisti del neo sommelier....


Questo post è rivolto in primis a tutti coloro che hanno avuto modo di fare un servizio da sommelier almeno una volta nella loro vita e che sono incappati nelle mie stesse situazioni.
Dunque...ok sono una donna e anche piuttosto gracilina, ma certi tappi in sughero sono stati programmati per essere tirati fuori solo da Ercole?... !!

Immaginate poi la mia espressione quando, in sala durante il festeggiamento di un matrimonio, dopo aver cercato di servire il vino con la posa giusta, una misurata eleganza, il sorriso...etc. etc., mi si rivolge la domanda: "Ci sarebbe anche della birra?"... !!! No comment.

Non è raro poi trovare in simili condizioni soggetti che si dichiarano abili intenditori in materia di vino e prediligono il rosso con il ghiaccio (!!!). E vogliamo parlarne invece di quelli che sostengono con fervore che con la torta va servito lo spumante secco?...

Vi confesso il mio punto debole...lo spumante! Non vi parlo in termini di preferenze di gusto, bensì sto alludendo al fatto che ho avuto il terrore (per fortuna oramai superato) di aprire le bottiglie di spumante: eh si, perchè non devi fare il botto! e anche perchè in occasione del mio "battesimo", le bottiglie erano un pò agitate e il soffitto del ristorante se lo ricorda ancora il momento in cui ho tolto la gabbietta (!!!). In seguito mi è capitato di temere talmente tanto il servizio dello spumante, che quando non ho potuto proprio evitarlo, mi sono augurata uno svenimento (non sto scherzando, proprio uno svenimento!) pur di non realizzarlo: avete presente gli allegri e innamorati sposi che tagliano la torta in clima generale di applausi e te che tremante ti ripeti: "Signore, ti prego, fammi svenire!!!" ??...

Si supera tutto e per fortuna!...e se avete delle bottiglie di spumante da aprire, ora ci sono io!

lunedì 7 luglio 2008

Le giuste dosi da bere...


Il filosofo Apuleio Medaurense ebbe l'idea di stilare una sorta di scala relativa alla giusta dose di vino da bersi e agli effetti più o meno positivi del medesimo nell'uomo.

Secondo il filosofo, i gradini del bere erano nove:

  • - primo bicchiere: giova alla salute;
  • - secondo bicchiere: giova al buonumore;
  • - terzo bicchiere: giova al piacere;
  • - quarto bicchiere: apre le porte dell'ebbrezza;
  • - quinto bicchiere: favorisce l'ira;
  • - sesto bicchiere: fa scoppiare le liti;
  • - settimo bicchiere: fa emergere il furore;
  • - ottavo bicchiere: fa pervenire al sonno profondo;
  • - nono bicchiere: apre a grave malattia.

Italiani poco sommelier


Una ricerca condotta dall'azienda Santa Margherita in collaborazione con Tomorrow Swg sugli atteggiamenti degli italiani in fatto di vino ha dimostrato come i nostri connazionali siano più abitudinari che sperimentatori, molto sensibili al passaparola piuttosto che ai consigli di Internet, molto attenti al portafogli.

Quasi sette persone su 10 lo bevono solo ai pasti, il 17% anche in altri momenti, il 14,6% soltanto in altri momenti. La frequenza media di consumo è di 3 volte a settimana, ma tre persone su dieci (anche le donne) bevono vino tutti i giorni o quasi. Sui prezzi il 41,7% è disposto a spendere qualcosa in più rispetto al suo prezzo soglia, ma il 41,2% spende al massimo 3 euro a bottiglia e il 30,9% tra i 3 e i 5 euro per il consumo a casa e in famiglia.

Quando invece l'acquisto è per il consumo personale, il 37,9% compra quasi sempre lo stesso vino, il 35,8% sceglie tra due/tre vini che già conosce o che ha già comprato, appena il 26,4% decide di sperimentare.

Il mio consiglio in merito a tutto ciò è quello di seguire i consigli dei nostri antenati....

"La vita è troppo breve per bere del vino mediocre" - Goethe


giovedì 3 luglio 2008

La carta musicale dei vini


Secondo uno studio scozzese, durante la degustazione, l'ascolto di determinati brani musicali finirebbe per esaltare il gusto del vino che stiamo bevendo: questa influenza può essere anche di un'entità pari al 60%. Jimi Hendrix quando si beve Cabernet Sauvignon, Robbie Williams e Tina Turner per lo Chardonnay, Puccini e Enya per degustare un Sirah. E per finire “Sitting On The Dock Of The Bay” di Otis Redding o “Easy” di Lionel Ritchie per assaporare il Merlot.

Lo studio condotto dai ricercatori scozzesi prende il nome di “carta musicale dei vini“: secondo tale ricerca, la musica stimola specifiche zone del cervello per cui quando assaggiamo del vino, e contemporaneamente stiamo ascoltando musica, queste aree del cervello sono già attive e quindi influenzano il gusto che percepiamo dal vino.

Quando dunque sentiamo un pezzo di musica potente, un vino come il Cabernet Sauvignon assume un sapore del 60% più intenso, ricco e robusto, rispetto a quando siamo in un ambiente silenzioso.

In virtù di questi studi, io penso che sarebbe una trovata molto simpatica quella di creare una sorta di carta di brani musicali da associare alla degustazione di un determinato vino. Magari tra qualche anno troveremo descritti sulle etichette non solo gli abbinamenti con il cibo ma anche quelli musicali!

mercoledì 2 luglio 2008

La benzina fatta di vino e cacio...



LONDRA — Il principe Carlo ha un cuore verde-ambientalista. Ha dotato le sue non poche residenze di biciclette per gli spostamenti di consiglieri, scudieri e servitù. Così contribuisce a ridurre l’inquinamento. Ma lui possiede una flotta di auto che comprende Jaguar e Range Rover. Ed è particolarmente orgoglioso di una Aston Martin d’epoca, dono della regina per i 21 anni. Il problema è che la cara Aston Martin DB5 beve benzina e sputa gas di scarico in modo molto poco ecologico.

«CARBON FOOTPRINT» - Così l’erede al trono ha pensato di convertirla: ora va a vino e formaggio, miscelati in bioetanolo. E siccome il Duchy of Cornwall produce vino, Carlo si toglie la soddisfazione di riempire il serbatoio della sua auto con il «bianco della casata». La trovata fa parte di una serie di innovazioni introdotte dal principe nel suo stile di vita e nella conduzione dei suoi affari che ha portato a ridurre il suo «carbon footprint», l’emissione di gas serra, del 18% in un anno. I dati sono contenuti nei conti del Ducato di Cornovaglia, la principale proprietà del figlio maggiore di Elisabetta, appena pubblicati.

«NIENTE PUZZA DI CACIO» - La faccenda della Aston Martin convertita al vino ha eccitato la fantasia dei giornali inglesi. A Sir Michael Peat, capo della segreteria del Principe di Galles, è stato chiesto da dove venisse il vino per l’esigente serbatoio dell’auto. Il consigliere ha risposto subito che «non si tratta dei resti delle bottiglie consumate dagli ospiti del principe» (quindi niente vini pregiati francesi o champagne che ha perduto le bollicine dopo essere rimasto in una coppa sul tavolo della cena). Il vino è di produzione inglese e anche di discreta qualità: costerebbe quasi due euro al litro. Il bianco del principe, nella trasformazione in bioetanolo viene addizionato con resti di formaggio. Sir Michael però assicura che questo additivo non dà puzza di cacio: «Se dovessi descrivere il carburante di Sua Altezza, direi che ha odore di vodka», ha assicurato. Con la sua Aston Martin DB5, Carlo percorre in media 300 miglia l’anno e ha speso circa 5mila sterline per convertire il sistema di alimentazione. Il modello è lo stesso di quello usato da Sean Connery per girare Goldfinger nel 1964.
Fonte: Corriere della sera

Io direi che è una trovata davvero molto interessante!E non soltanto per gli sviluppi ecologici ma anche perchè potrebbe risolvere i problemi di abbondanza di quelle aziende che non riescono a vendere il proprio prodotto e che dunque arrivano alla vendemmia con le cantine ancora piene di vino.

martedì 1 luglio 2008

Ebbene si...Un'ottima annata!


Questo blog porta il nome di un film. La sua visione un anno fà di certo non mi cambiò la vita, ma ebbe il merito di permettere di immergermi nella deliziosa cornice paesaggistica delle vigne provenzali del sud della Francia: il fascino senza tempo delle sue colline, dei suoi tramonti, dei suoi filari di viti, una suggestiva cartolina con tanto di chateau!

In realtà, nel film il vino gioca un ruolo limitato, usato più come metafora della capacità di gustare i piaceri della vita (non a caso il protagonista all'inizio dice di preferire il Cognac che gli permette di ubriacarsi in fretta, rispetto al vino, che ricorda invece i ritmi lenti della vita piacevole lontana dal mondo degli affari) per cui lo spettatore viene travolto dalle percezioni sensoriali legate alla campagna francese: il verso delle cicale, l'andamento pigro del tempo che sembra lasciare i personaggi in sospeso tra il colore della terra all'ombra delle viti e l'azzurro del cielo.

Il film è un'opera sulle cose semplici della vita e su come riuscire ad assaporarle alla stessa maniera in cui si gusta un bicchiere di vino pregiato, a piccoli sorsi...

Molto bella a mio avviso è anche la sua colonna sonora, sofisticata e delicata.

Il corretto servizio del vino

Anche se in spagnolo, direi che può risultare molto istruttivo!