giovedì 26 giugno 2008

Vino come...libertà!


Il termine vino prende origine dalla parola sanscrita vena (amare) da cui derivano anche i termini Venus e Venere (fonte Wikipedia). Non a caso il Simposio platonico (simposio significa "bere insieme") argomentava effettivamente sulla materia amorosa come ricerca di un'unione primordiale mentre i convitati degustavano vino. Nel mondo antico il vino ha sempre incarnato il simbolo di un affrancamento, una fuga dalla realtà e per questo particolarmente amato da poeti e artisti.

Beviamo, perché aspettare le lucerne? Breve il tempo.
O amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte,
perché il figlio di Zeus e Sémele
diede agli uomini il vino
per dimenticare i dolori.
Versa due parti di acqua e una di vino;
e colma le tazze fino all'orlo:
e l'una segua subito l'altra.
Gònfiati di vino: già l'astro
che segna l'estate dal giro
celeste ritorna,
tutto è arso di sete,
e l'aria fumiga per la calura.
(Alceo; VII - VI secolo a.C.; traduzione di S. Quasimodo)

Nel mondo antico la gioia dell'ebbrezza è sempre stata considerata un mezzo che permette di essere sinceramente se stessi, uno strumento per liberarsi dalle proprie leggi personali o da un'emozione negativa.

Date bevande alcoliche a chi sta per perire, e del vino a chi ha il cuore amareggiato.
(Proverbi 31,6)

Corre veloce il carro della vita!
Alzati, approfittiamo d'un attimo di ebbrezza
Lascia le cure del domani a chi naviga nei sogni
O coppiere, servi del vino prima che la notte scompaia.

(Quartine, Omar Khayyam)

Dall'antichità ai giorni nostri, dunque, un simbolo che consente una "liberazione": sarà probabilmente per questo motivo che, in "Se ti tagliassero a pezzetti" Fabrizio De Andrè cantava "così preziosa come il vino", riferendosi alla naturale vocazione umana alla libertà.

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