lunedì 30 giugno 2008

L'eros e il vino


"Per la verità il rapporto fra l’Eros ed il vino è nato molto tempo prima che l’uomo utilizzasse il vetro, per creare dei contenitori idonei ad accogliere il vino come bevanda: lo dimostrano gli antichi affreschi, nonché le raccolte di vasi vinari e ciotole in terracotta.

Qui tuttavia vogliamo considerare l’Eros al femminile, l’Eros di coppia, ossia una sessualità che vede le donne "soggetto" e non "oggetto del piacere"… Iniziamo dalla civiltà etrusca, ove la donna era rappresentata al fianco del suo compagno, talvolta accanto ad una ciotola di vino che sicuramente avranno bevuto insieme, stessa situazione nel mondo latino, come gli affreschi di Pompei insegnano… Etruschi e Romani, furono ottimi vignaioli, ma anche abili mercanti, ed abbiamo le prove che ben sei secoli prima di Cristo, commercializzassero il loro Moscato con i popoli centro europei, transitando con vasi vinari in bronzo, accuratamente picati, lungo le sponde del Ticino, per valicare le Alpi.

Alcuni contenevano ancora dei vinaccioli dai quali si poté risalire al Moscato. Quasi identico l’iter dei Romani che impiantavano viti nelle terre occupate e bevevano vino preferibilmente con le giovani schiave, pur non disdegnando le libagioni con le mogli. Il Moscato fu sicuramente un valido collaboratore per i momenti di intimità, soprattutto per il suo moderato contenuto alcolico, esattamente come avverrà con tutti i successivi vini con potere afrodisiaco. Dolcezza, come deve essere dolce l’amore, colori solari e profumo di miele e di fiori, come le tenere carni femminili. Il Moscato fu sempre, almeno nelle nostre aree Nord Occidentali, il vino dei momenti di intimità, delle feste e della gioia, ma vogliamo esaminare altri vini che ancora possiamo versare nel nostro bicchiere? Mozart, nelle sue opere , nominava spesso il vino, che nel Don Giovanni, era il vermiglio Marzemino, tanto da far esclamare al protagonista la famosa frase "Che mi fé quel Marzemino?" Siamo nella valle dell’Adige, dove il vermiglio Marzemino a quanto pare, sapeva suscitare grossi turbamenti sessuali, ma poco discosto, vi è un altro vino, la dorata Nosiola che, passando dalla bocca di un giovane e bell’ufficiale austriaco a quella di una fanciulla trentina, fece, se non cadere, almeno vacillare il fervente amor di patria, dopo un abbraccio ed un bacio scambiati tra nemici".

Fonte - Donna Sommelier Europa- Enza Cavallero

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